“Mondi Sospesi” raccoglie ventiquattro storie scritte da dodici autori, diverse per stile, tematiche e impatto emotivo. Ogni racconto racchiude in sé una realtà e una visione di essa che si condensa in vicende dove si muovono protagonisti sospesi tra ansie, paure, gioie, ricordi, vendette, sogni e speranze.
È un’antologia interpretabile come un viaggio lungo un libro che prende le mosse dalla “Casa dei fantasmi” (prima sezione della raccolta) e termina con “Il ritorno”, ideale chiusura di un cammino minato dalla consapevolezza di non poter fuggire dal proprio passato.
Alcune storie somigliano a una canzone per il ritmo misurato delle frasi, altre a una poesia, altre a film incisi sulla carta. Il punto di forza di “Mondi Sospesi” risiede proprio in questa varietà che consente al lettore di non annoiarsi e di mantenere alta l’attenzione.
Nello specifico, Francesca Ponzanelli, autrice di “Buon compleanno” e “Saudade” si fa amare per le sue storie evocative, intrise di malinconia e in grado di coinvolgere il lettore in una scrittura fluida e intensa, vicina alla narrativa memorialistica.
Elizabeth Mandel, autrice di “Perché mi sei madre” e “I ricordi non muoiono”, si distingue per uno stile asciutto e incisivo, in grado di sciogliersi in passaggi poetici. I suoi racconti aprono uno squarcio sui dolori e i drammi di famiglie distrutte da scelte sbagliate.
Barbara Valdonio, autrice di “Fasti e misteri di villa Santori” e “Il pasto della leonessa”, cattura e coinvolge con storie dove l’ambientazione ha un’importanza quasi pari a quella dei protagonisti. Il suo stile fluido ed efficace incanta e strega come una magia.
Anto Superbat, suoi “Gocce di noi” e “Caro Winston”, è un autore dalla spiccata sensibilità. Il suo interesse si concentra su chi soffre e patisce nel silenzio. La sua, è una scrittura suggestiva con una profondità di espressione tale che ogni singola frase porta in sé un significato.
Federica Nin, autrice de “Il ladro del tempo” e “La scelta”, ha la capacità di tessere storie in cui gli animali ricoprono spesso un ruolo preponderante. Il ritmo che imprime alla pagina si sposa ai pensieri dei protagonisti e le parole si rincorrono in un’alternanza di veloce e piano, catturando l’attenzione di chi legge.
Miriam Catera, suoi “Tra sogno e realtà” e “Angelus lux aeterna requiem noster, amen”, passa da una vicenda avvolta da un’atmosfera irreale e nebulosa come solo i sogni possono essere, ad un’altra violenta, intrisa di sangue e follia. Lo stile immediato e senza fronzoli, si snoda in un ritmo incalzante.
Alessandro Smith, autore di “Quello che si rialza” e “Porfido”, ha una scrittura che ricorda i film horror e i thriller d’autore. Nei suoi racconti un senso di mistero e timore alberga fin dalle prime pagine. Il suo è uno stile che narra senza svelare e che appassiona, battuta dopo battuta, in un crescendo di emozioni.
Chiara Lazzaro, suoi “Sotto un cielo azzurro intenso puntellato di nuvole indaco” e “In una notte di lacrime e pecorelle”, è una scrittrice in grado di tessere sulla pagina sensazioni vivide e concrete, condensate in storie sussurrate e di un’intensità così forte da lasciare incantato il lettore. La sua è una penna che somiglia quasi a una canzone.
Maia Scarle, autrice di “Due chiodi” ed “Esuli”, fotografa con le sue storie due tipi diversi di narrazione. Il primo scava nei meandri della mente umana, portando alla luce le ombre del protagonista, il secondo regala una vicenda a metà tra realtà e fantasia. La sua scrittura è essenziale, scorrevole e coinvolgente.
Beatrice Ottomani, suoi “Idrusa” e “Sole”, si divide tra rievocazione storica e dramma umano, in due racconti nei quali alla determinazione di una protagonista, fa da controcanto la debolezza e fragilità dell’altra. Beatrice ha una capacità espressiva di notevole impatto e l’assenza di ornamenti nella forma, rende le vicende incisive.
Marina Piconese, autrice di “Glucobsession” e “Tornata…elettorale”, si contraddistingue tra tutti e dodici gli autori per il suo talento nel passare dai toni drammatici di una storia, alla scanzonata ironia dell’altra. Ha una scrittura cadenzata in ogni passaggio e mai scontata nelle parole usate.
Roberta Mannarella, suoi “L’uomo con le candele in testa” e “Notturno”, a discapito della giovanissima età, dimostra una sapienza e una creatività veramente rare. I suoi racconti non si possono riassumere o spiegare, vanno letti e ascoltati come si fa con una partitura musicale.
In ultima analisi, “Mondi Sospesi”, è un’opera originale nel suo genere (ogni racconto è anche introdotto da un’immagine e da una citazione tratta dallo stesso) da leggere e apprezzare per la molteplicità di realtà che fa conoscere.
Immagine: copertina del libro.