domenica 8 maggio 2011
Abbiamo letto per voi: Le mamme non mettono mai i tacchi.
Le mamme non mettono mai i tacchi non è un romanzo, non è un decalogo, non è neanche la lista della spesa è più che altro “un saggio mammesco” dove la Troncanetti non dà consigli ma racconta buona parte della sua vita di mamma farcendo il tutto con pagine esilaranti sulla sua adolescenza e sul suo essere donna. Quest’autrice stupisce con una costellazione di temi trattati con interesse e mai superficialmente. La sua ironia rende ancora più fluida la scrittura, quasi liquida, che scivola leggera e senza troppi intoppi. Luana Troncanetti si tiene fuori dai luoghi comuni, non le interessa colpire con un “trattato di psicologia” simile a tanti altri che occupano i comodini delle future mamme, lei tocca la praticità della condizione genitoriale e ne delinea pregi e difetti.
La mamma perfetta non è altro che un’utopia creata ad arte da agenzie pubblicitarie per rendere la vita più difficile a donne che, sempre più impegnate, si dividono tra il mestiere di essere madri e gli altri mille che il più delle volte svolgono. Naturalmente il titolo non è un assioma: tutte le donne nel momento in cui diventano mamme ricercano la praticità di “scarpe comode” che consenta loro di correre dietro al pargolo senza rompersi l’osso del collo. Ovvio non è una legge valida per tutte. C’è chi non abbandona i tacchi neanche se la progenie ha sangue di tarantola e di scorpione e si attacca al lampadario ogni cinque minuti.
Luana Troncanetti non è solo una scrittrice. È un’attenta osservatrice dell’animo umano e della società. È una comunicatrice che attraverso l’occhio vigile dell’ironia priva la quotidianità della noia e della superficialità rendendola luccicante e comica.
Tra tutti i capitoli del libro il più accattivante, secondo la mia opinione, è l’ultimo. Qui persino la Troncanetti si fa coinvolgere dalla serietà dei sentimenti, parla del suo Alessandro e dell’essere genitore al di là dei sacrifici e della stanchezza fisica.
Un libro, dunque, utile, coinvolgente, fortemente consigliato anche ai “maschietti” per comprendere cosa significa essere donna e madre.
(Caterina Armentano)
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