G.M. Luana Troncanetti: di te si sa soprattutto che sei mamma di Superboy come se ciò fosse l’unico tratto distintivo del tuo essere donna, vuoi spiegarci come mai evidenzi esclusivamente questa tua condizione?
L. T.: Tu dici? Sul mio profilo Facebook ho dichiarato: “Scrittrice per caso, schiava devota dell'ironia e mamma strafelice di Superboy. Non guarirò mai dalla fretta né dalla cellulite. Amo il commissario Manara, ma lui se ne frega. Mi consolo allora con l’ispettore Coliandro. Chi si accontenta stragode.” Quindi sicuramente sono una mamma, ma non solo. Una donna che antepone la sua condizione di madre a tutto il resto, quando si presenta a una collega, di solito dice: “Ciao, sono la mamma di…”, come se i genitori avessero tralasciato di battezzarla. Io, invece, nel porgere la mano a qualcuno, dico sempre: “Piacere, sono Luana – pausa – la mamma di Alessandro.” Ovviamente adoro in modo feroce mio figlio, come potrebbe essere altrimenti, ma vivo, cresco e mi diverto con lui, non esclusivamente per lui. Dico spesso che sono la madre di Superboy per evidenziare la sua straordinaria vitalità. Ciò indica che sono la madre di un nano con i superpoteri, non che sono una madre e basta.
L.T. : Ho provato a tradire il mio consueto stile con risultati, così si vocifera, più che apprezzabili. Ma confesso in tutta sincerità che quando partorisco qualcosa di diverso dalla scrittura umoristica, fisso attentamente quel neonato e lo vedo per quello che è: un cucciolo ciancicato dalla fatica del travaglio, esattamente come sua madre. Sono sempre stata una donna obiettiva, io, e probabilmente un filino troppo autocritica, ma ritengo che il miglior pregio di uno scrittore sia domandarsi sempre: “Ma se questa cosa l’avesse scritta un altro, io la leggerei con piacere?”
È opinione diffusa che sia più difficile far ridere, piuttosto che commuovere o emozionare; a me strappare qualche sorriso alla gente riesce in modo naturale e rapido. Perciò, almeno fin quando non riuscirò a ritagliare un po’ di tempo per dedicarmi ad altro, continuerò a percorrere la strada per me più semplice. Occhio: non che questo cammino sia assolutamente pianeggiante; le salite ci sono, eccome! Lo senti il fiatone?
L.T.: Ho partecipato al concorso in extremis, con un testo di tre paginette che avevo già scritto in un’altra occasione e che ho rielaborato in meno di un’ora trasformandolo in un pezzo di oltre quindici pagine. L’ho quindi spedito senza alcuna pretesa e appena in tempo: il termine per la presentazione degli scritti sarebbe scaduto due giorni dopo. Puoi quindi immaginare l’emozione che ho provato quando il Presidente della giuria mi ha telefonato per congratularsi con me. La mia garbata reazione alla notizia è stata: “Ma che ve sete pippati voi della giuria?”, ovviamente in romanesco stretto, giusto per aggiungere un tocco di raffinatezza. Lui mi ha rassicurato sul fatto che nessuno dei giurati fosse schiavo di droghe e che avevo meritato la vittoria grazie al mio (presunto, aggiungerei ) talento, e non dopo un festino a base di crack. Per quanti avranno la bontà di impiegare il loro tempo in attività socialmente inutili, racconto la mia esperienza in questi post:
G.M. : Tra i tanti scrittori esordienti sei quella che è riuscita a ritagliarsi uno spazio proprio sia in rete che nel mondo reale, ci dici come è possibile emergere in una realtà editoriale dove i libri fioccano come fiori a primavera?
L.T.: In realtà lo spazio che sono riuscita a ritagliarmi è pari a un minuscolo fazzoletto. L’Italia è un popolo di santi, di poeti, di navigatori e, scontato precisarlo, di scrittori. Quei pochi che sono fortuitamente venuti a sapere che esisto, di solito sbagliano il mio nome. Così, mi chiamano Laura Trancarelli, Ivana Tranchetti, Luna Troncetti, Luana Tronchetti e altre fantasiose divagazioni sul tema che non agevolano granché la mia crescita professionale. Seriamente: penso che quel minimo di notorietà che ho raggiunto sia merito del target potenzialmente smisurato delle lettrici. Scrivo principalmente letteratura umoristica per mamme, e di mamma, checché se ne dica, non ce n’è una sola.
G.M.: Un blog: punto di riferimento di tante mamme e di molti papà, solo una necessità per evadere dallo stress iniziale dell’essere mamma, quindi il bisogno di condividere con altri gioia e preoccupazioni o un modo concreto e tangibile per mettere in vetrina il tuo libro?
L.T .: Nel mio caso gestire un blog è un misto di entrambe le componenti. Ho già “confessato” in più occasioni che sono diventata una blogger pochi giorni dopo aver pubblicato il mio primo libro. Non potevo contare sull’appoggio di una casa editrice famosa, così ho pensato che fosse un buon sistema per autopromuovermi. Successivamente è diventato un piacevole appuntamento per esprimere e condividere pensieri e mi ha consentito di conoscere persone molto interessanti. Il blog è stata un’efficace palestra di scrittura: scrivo da pochissimo tempo, e riversare sul web i miei pensieri mi ha aiutata a diventare più caustica, più immediata, ad abbandonare gli inutili orpelli che utilizzavo in passato. Il blog mi ha regalato una capacità di espressione più diretta, a tratti decisamente poco conforme alle regole della sintassi, ma a detta di alcuni è uno stile che cattura l’attenzione del lettore.
G.M.: Sia il libro che il blog raccontano una parte della tua quotidianità senza lasciare fuori persone che ti ruotano attorno: non hai mai pensato che questo potesse incrinare il tuo rapporto con gli altri?
L.T.: Mio marito non legge il mio blog, di mia suocera non parlo quasi mai, delle due/tre amiche che ho, scrivo soltanto cose piacevoli, quando racconto delle mie “nemiche” uso provvidenziali pseudonimi tipo: “Lamammadelbimbochetuttosa”. Per il resto, mi è andata decisamente di lusso: tutti quelli che si sono riconosciuti nei miei post vantano il dono rarissimo dell’auto ironia. Per questo continuo ad infestare questa valle di lacrime e a scrivere cavolate impunemente. Per scrivere una buona tranche del libro ho preso spunto dal comportamento di persone che frequento assiduamente. La cosa curiosa è che ciascuna di loro ha trovato particolarmente esilaranti i tratti nei quali le massacro amabilmente, senza comprendere appieno che sono state le mie muse ispiratrici.
G.M.: Hai pubblicato il tuo libro con la BOOPEN, nonostante il tuo sia un prodotto on-demand è fatto davvero bene. I contenuti sono curati e non è da meno la copertina e l’impaginazione. Questo ti ripaga dal non aver avuto il coraggio di cercare una casa editrice disposta a credere nel tuo lavoro o visto il successo del libro la scelta fatta, ormai cade in secondo piano?
L.T.: La prima pubblicazione risale al 2007, ma il testo è stato successivamente selezionato dalla casa editrice e ripubblicato nel 2009 sotto l’etichetta Led della Boopen. La nuova edizione è particolarmente curata perché è frutto della supervisione di una bravissima editor e illustratrice, Ada Natale, la quale ha anche disegnato la copertina.
Ho scelto di affidare il manoscritto del mio primo libro a Boopen perché, dopo averne terminato la stesura, mi sono chiesta: “Ma chi accidenti potrebbe pubblicare una roba del genere?”Quello che voglio dire è che se affermo di essere una scrittrice per caso non lo faccio tanto per. Ho iniziato per gioco, senza rendermi conto che tutto sommato ero in grado di costruire qualche frase di senso compiuto. Probabilmente sarebbe stato più produttivo rivolgermi a una casa editrice tradizionale e comportarmi come molti aspiranti scrittori che per la loro opera prima mirano come minimo alla Einaudi … Sono comunque molto soddisfatta dei risultati che sono riuscita ad ottenere finora.
G.M.: Nel tuo libro si evince la tua poliedricità. Scrivi di molti temi senza mai essere superficiale. Questo da cosa dipende? La tua cultura da cosa nasce? Chi sono i tuoi maestri?
L.T: Ma daaaaaaaai, sei troppo magnanima! Non posso affatto vantare una cultura enciclopedica, però dispongo di un’ottima memoria. Probabilmente ho la capacità di ricordare concetti che magari ho letto da qualche parte, Dio solo sa dove, e quindi di rielaborarli a modo mio. I miei maestri? Topolino, Paperino e Diabolik ; la mia carriera di lettrice è iniziata con loro, quando avevo poco più di tre anni. Leggere è sempre stata la mia più grande passione, scrivere è invece un qualcosa che ho scoperto soltanto in tempi recenti e grazie a mio figlio. Superboy è il vero autore di tutto ciò che scrivo, è grazie a lui che ho scoperto la voglia di raccontarmi. Quando se ne renderà conto, dovrò pagargli i diritti come ghost writer con tutti gli arretrati. E allora sì che saranno cavoli…
G.M.: Luana Troncanetti un nome che sta emergendo. Ci accenni i tuoi progetti per il futuro?
I progetti per il futuro sono molti, alcuni anche piuttosto ambiziosi, ma sono troppo scaramantica per darti qualche anticipazione, spero non me ne vorrai. Posso però senz’altro dirti che circa due mesi fa ho beneficiato di una straordinaria botta di fortuna: sono stata contattata da un importante marchio che si occupa di organizzare eventi per bambini. Cercavano da tempo un’autrice svalvolata che rivestisse con un po’ di sana ironia i loro progetti. Curo quindi i testi del sito http://www.zero6.eu/ , del blog http://bambinialpotere.blogspot.com/ e di alcune pagine Facebook. È un lavoro che mi soddisfa pienamente e mi consente di occuparmi anche di attività che non siano strettamente legate al mondo della scrittura, di intrecciare conoscenze con persone estremamente interessanti e, cosa per me fondamentale, di impegnarmi nel sociale. Nella foto: Luana Troncanetti.